Arriva anche a Firenze l’urban art hotel

Per un attimo ho pensato di non trovarmi più a Firenze. È bastato entrare nello Street inn Florence, il nuovo albergo in stile Urban Art pensato e voluto dalla proprietaria di un’altra struttura alberghiera originale che si trova proprio sotto: Il Giglio Rosso, di cui vi parlai quasi due anni fa

Hoppn, Rmogrl8120, Urto, Exit/enter, Ache77, Ni An… Questi i principali artisti che hanno dato vita a un sogno: dormire in mezzo alla street art. 

L’idea è nata dalla passione per il design e per l’Urban. Nell’intervista fatta alla proprietaria da FULL si legge:

Firenze è la nostra città, adorata sempre e comunque, ma in molti aspetti ancora molto (forse troppo) ancorata alle tradizioni. Il resto del mondo corre veloce e la mentalità dei giovani, e non solo, è sempre più aperta alle novità. In questa città l’arte fa da padrona e noi siamo interessati ad omaggiarla sempre in ogni sua forma! Ovviamente credo sia uno dei nostri principali obiettivi trasmettere questa filosofia anche ai nostri ospiti.

Hoppn presenta la sua stanza

Tutto è nato dalla conoscenza con Yuri Romagnoli in arte HOPPN. Da lì la conoscenza con altri artisti che, come lui, utilizzano un modo personale di creare arte e lasciare messaggi. 

Trasferire la street art all’interno di una struttura alberghiera è sicuramente una scommessa. Entrare in un albergo e vedere tutta quell’arte, che di solito cerco nascosta nei muri della mia città, mi ha emozionata, ma allo stesso tempo mi ha un po’ destabilizzata: è giusto che gli Streetarter entrino in un luogo chiuso? non perdono la loro natura? Non è la prima volta che lo fanno, questo no… E alla fine prevale la gioia di godere di questa arte ma è una domanda lecita…a cui alla fine mi sono risposta pensando che l’arte è continuo cambiamento e che l’importante è che porti sempre e comunque un messaggio. Il resto non conta.

La stanza disegnata da RMOGRRL8120

Tornando alle stanze, premettendo che sono tutte bellissime e originali, ho assegnato a 2 su 5 il titolo di “la mia stanza preferita”. La prima va a RMOGRL8120 perché, nonostante abbia visto molti suoi lavori in giro, devo dire che le tre dimensioni date dalle pareti e il soffitto risaltano ancora di più il suo lavoro, facendolo maggiormente apprezzate. La seconda è di Exit/enter che questa volta sembra andato leggermente oltre il suo omino classico creando una stanza che oserei definire “onirica”.

La stanza disegnata da Exit/enter

Le altre due stanze sono state disegnate da Ache77 (che ha utilizzato la tecnica dello stencil art) e da Urto (con i suoi amati pesci). Il corridoio (che potete vedere nella foto ad apertura articolo) invece è opera di Ni An.

Altri contributi sono stati di Jamesboy con il suo #diventasanto e di Post-hit nuovo artista di Street che si sta facendo notare particolarmente in città nell’ultimo periodo. 

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STREET INN FLORENCE urban hotel- Viale Guido Monaco, 25 – Firenze

E così finisce Settembre…

In quest’ultimo periodo ho un po’ abbandonato questo blog. Settembre è sempre un mese lavorativamente complesso e quest’anno il fatto che sia stato preceduto da un periodo immunodrepresso fisicamente non ha aiutato.

Ma oggi, seguendo il monito di Walter (“torna ad aggiornare il blog”) ho deciso di raccotarvi gli eventi che mi hanno coinvolta nell’ultima settimana.

La mia settimana è iniziata con la mostra, ormai conclusasi, di PoMo & Jamesboy, presso ZAPCrossover.

Un bellissimo incontro creativo tra due artisti che fanno della contaminazione, del mixaggio di tecniche, stili e supporti una delle loro caratteristiche. Come potete vedere dalla foto di copertina di questo articolo il risultato è senz’altro originale ed interessante.

Diciamo che la mostra non è stato proprio un evento dato che l’inaugurazione si era svolta qualche settimana prima, la definirei più un “recupero” last minute.


La settimana è poi scorsa più o meno tranquillamente (per quanto, appunto, possa esserlo settembre) fino a giovedì sera, giorno in cui Walter, lo Scrittore per strada, è passato da Firenze per presentare il suo nuovo libro (di tautogrammi) “Venti Vicende Vagamente Vergognose” (edizione Casa Sirio). La presentazione, che è stato un mix dei racconti del suo viaggio da “Scrittore per strada” (avventura di cui a suo tempo vi parlai in questo blog) e tautogrammi recitati a memoria, è stata molto piacevole. Così come il post serata davanti ad un panino e birra presso il Fitzcarraldo in cui la conversazione di gruppo è stata ricca e varia.


Venerdì l’ho dedicato a me stessa e al mio recupero psicoenergetico, dato che la sera prima ho fatto più tardi del programmato e il sabato mi aspettava il concerto gratuito organizzato da Wired, per il Next Fest: Niccolò Fabi, Levante, Gli Stato Sociale, Nina Zilli e Samuel si sono susseguiti sul palco, in un mix di musica, interviste ed interventi.

Un palco d’eccezione, per altro: il Salone del Cinquecento, all’interno di Palazzo Vecchio. Una location da togliere il fiato!

Ed è così che termina la mia settimana…. assaporando ancora le emozioni di questi eventi!

 

No Rules 

Ieri sono stata al vernissage della nuova mostra di Pomoartista di cui già parlai a febbraio. Quella di ieri era “No Rules” è la sua terza mostra personale. Non solo il digitale a cui ci aveva abituato, ma anche opere realizzate ad olio, smalto, acrilico, pennarelli sulle basi più disparate: plastica, legno, elettricità, collage, carta, tele in cotone, sacchi di juta, segnali stradali, cartelli pubblicitari ed altro ancora…. 

Io, che ho una smodata passione per collage e mix, non potevo che restare completamente entusiasta dei nuovi lavori. Ma non sono di certo l’unica, dato che in poche ore già alcuni quadri risultavano venduti.

La mostra, iniziata ieri, proseguirà fino  al 25 giugno negli spazi della Merlino Bottega d’arte. Fateci un salto, vi assicuro che meritano!

No Rules by Pomo (16-25 giugno 2017)

Presso Merlino bottega d’arte

Via delle vecchie carceri (Le murate) – Firenze

Languages of art

Stasera sono stata alla Galleria 360, per l’inaugurazione della mostra d’arte contemporanea “Lenguages of art”. Musica dal vivo e un dito di vino (un goccio proprio) , accompagnavano la presentazione delle opere di quattro artisti internazionali: Siegfried Lehmann, Wolfgang Kluge, Denis Bisch e Arno Goo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

​Nessuna parola potrebbe mai adeguatamente definire i sentimenti celati negli abissi del nostro animo. Perché la parola è una convenzione, un patto, un accordo. Un qualcosa di artificiale, troppo lontano dalla naturalezza dell’emozione, libera e indomabile, impossibile da catturare. Per quanto vasto possa essere il ventaglio di vocaboli della nostra lingua, le sue parole potranno estendersi solo e fino ad un certo punto. Nell’esatto punto, in cui comincerà il linguaggio dell’arte. (cit.)


Gli artisti contemporanei per decifrare un periodo così complesso ed equivoco come quello attuale, sono dotati di una capacità di osservazione fuori dal comune e, soprattutto, si aprono alla contaminazione di culture e linguaggi diversi.

Guardando le opere di questi quattro artisti, per quanto riguarda le opere pittoriche, la parola d’ordine è senz’altro colore.

Wolfgang Kluge passa attraverso di esso per esprimere le sue emozioni.

Denis Bish invece unisce ai colori forti, i volti caricaturali, e mi ricorda vagamente Basquait nel tratto.

Siegfried Lehmann, unisce il reale al fantastico e al mondo della grafica, con forte utilizzo di figure geometriche.

Ultimo artista Arno Goossens, specializzato nella produzione del mondo animale con impronta realistica.


Mostra: Mostra collettiva “Linguaggi dell’arte”
Organizzatori: Arch. Riccardo Piagentini, Art Director Angela Fagu
dal 31 Maggio al 19 Giugno 2017

Luogo: Galleria360 Via il Prato 11R – Firenze

Sito web: www.galleria360.it http://shop.galleria360.it

Libri, cibo dell’anima

Da oggi presso la Galleria Frascione, nelle sale espositive di via Maggio, è possibile visitare una selezione di opere di Lorenzo Perrone, artista milanese che con queste opere vuol far riflettere sulla cultura come nutrimento dell’anima e della mente.

I LibriBianchi sono il risultato della trasformazione di libri veri su cui l’artista interviene con acqua, colla e gesso, spogliandoli del loro contenuto e ottenendo così degli oggetti disanimati, della materia prima. La forma del libro, tuttavia, è rimasta intatta ed è su di essa che l’artista applica degli elementi apparentemente estranei quali filo spinato, vetro, sassi, legno e vernice acrilica, necessariamente bianca. Questi elementi diventano per Perrone il mezzo attraverso cui trasmettere un significato nuovo e realizzare così uno spostamento della percezione da una dimensione semantica ad una simbolica in cui le suggestioni tattili e sensoriali si amplificano. Il linguaggio diviene allora quello delle superfici e dei volumi, dei vuoti e dei pieni, dei prolungamenti e degli innesti che trasformano il libro in scultura.

Tra le opere presenti, quelle che più mi hanno colpito sono quella in copertina, dal titolo “Tra il non più e il non ancora” e “Fertilità” (una pila di libri da cui nasce il grano) in cui si evince tutta la forza del libro.

Bella l’idea di accompagnare la presentazione della mostra con la musica di Gabriele Salvarese e l’ottimo cibo del Pizzino.


Lorenzo Perrone

LIBRI, CIBO DELL’ANIMA
18 Maggio – 1 Luglio 2017

Orari: da martedì a venerdì 9.00 – 13.00
mercoledì; giovedì; sabato 15.00 – 19.00

Galleria Frascione Arte
Firenze, via Maggio 5
Telefono 055 23 99 204
info@frascionearte.comwww.frascionearte.com

Stengel a Palazzo Rosselli del Turco

Ieri ho partecipato all’inaugura a Firenze della Collezione Stengel, presso il Palazzo Rosselli del Turco,  storico palazzo d’Oltrarno che nella seconda metà dell’ottocento ospitò gli studi di pittori e scultori americani e che fu anche sede dell’ambasciata americana negli anni di Firenze Capitale. Al primo piano di questo palazzo si trova lo Studio Abba. E’ in questo spazio espositivo, visitabile su appuntamento,che  Karl Stengel e la moglie Camilla, hanno scelto di esporre in modo permanente la produzione artistica di una vita: acrilici su tela, disegni, pastelli su carta e diverse opere a tecnica mista che documentano il percorso artistico del maestro. Le opere saranno esposte a rotazione, per dare spazio e visibilità a tutte in egual modo.

Nato nel 1925 a Neusatz, sulle rive del Danubio, ha avvertito sin all’infanzia l’impulso di “dover” disegnare, fortemente attratto dal contrasto tra il bianco e il nero. Dopo la guerra e gli anni del campo di prigionia in Russia ci volle diverso tempo per un figlio di borghesi per essere ammesso a un’accademia d’arte. Era l’epoca del Realismo Socialista, imposto dal partito comunista sovietico. Non c’era spazio per l’individualismo artistico. All’arrivo dei carri armati sovietici, con l’occupazione dell’Ungheria, nel 1956 Karl Stengel fuggì a Monaco di Baviera. All’Akademie der Schönen Künste, sorpreso dalla leggerezza con la quale i suoi colleghi si davano al modernismo astratto, trovò difficile seguire il suo impulso di “dover dipingere”, che riaffiorò con forza dopo due decenni e lo accompagna ancora oggi nella forma di espressionismo surreale e astrazione lirica.

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Come ha sottolineato il curatore della mostra, Firenze è un terreno difficile per l’arte contemporanea, in quanto fortemente legata al passato e tendenzialmente chiusa. Stengel, tuttavia, è molto legato alla Toscana (difatti la collezione prima si trovava ad Arezzo) e ha scelto Firenze come sua nuova mèta. Da fiorentina devo dire che sono orgogliosa che la mia città venga scelta da artisti contemporanei, perché come ben sapete dissento da questa chiusura rinascimentale. Stengel, poi, risulta essere una figura poliedrica di vero artista che, con libertà di pensiero, ha attraversato tutto il Novecento.

A presentarci la collezione, il critico Giampaolo Trotta è lui che ci ha spiegato che le opere di Stengel seguono un filone di denuncia sociale, per mezzo dell’uso di una figura stilizzata. A questo si accomuna un amore per il colore espressionista, attraverso cui raggiunge una melodia che rasenta la musica, usando colori forti e violenti (rosso), profondi e plumbei (nero) e con segni grafici che sembrano impazziti e che richiamano una melodia. L’arte è vita e la vita è arte, nelle opere di Stengel.

Oltre alle opere di Stengel nello studio Abba è possibile vedere opere di molti altri artisti contemporanei, che si integrano perfettamente nelle belle stanze rinascimentali, decorate con affreschi.
Ad allietare la visita, inoltre, ci ha pensato il gentile personale del catering Ciabatti, che hanno rifocillato gli ospiti con bevande e finger food.


Palazzo Rosselli del Turco ( Studio Abba)
Via dei Serragli, 17 50124 Firenze
→ Ingresso libero su appuntamento

www. stengelcollection.org  – studioabba@hotmail.com

+39 3405779080

Middle East Now 2017

A Firenze dal 4 al 9 aprile si terrà l’ottava edizione di “Middle East Now”, il festival dedicato al Medio Oriente che attraverso cinema, arte, musica, incontri e food, vuol raccontare con una prospettiva diversa una delle zone più “calde” del mondo. Ieri c’è stata la presentazione per la stampa alla presenza di Monica Barni (Vicepresidente e Assessore Cultura, Università e Ricerca Regione Toscana), Tommaso Sacchi (capo segreteria Assessorato Cultura del Comune di Firenze), Stefania Ippoliti (Responsabile Mediateca ed Area Cinema Fondazione Sistema Toscana), Lisa Chiari e Roberto Ruta (direttori artistici del festival, l’8ª edizione di Middle East Now).

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Kedi – cats in Istabul (Turchia, 2016, 79′),  in anteprima italiana della giovane regista Ceyda Torun

Dato che io non potevo andare per motivi lavorativi, ho inviato per me la mia amica e nuova collaboratrice Rocio Soriano, che ha preso qualche appunto e scattato qualche foto per me.

Il “Middle East Now” festival si propone come un racconto di civiltà, di comunità, di culture; anzi è un vero e proprio abbraccio alle culture che a Firenze per una settimana trovano casa e crea dibattito e riflessione su temi importanti e forti.

Il tema del festival 2017 è “Urban Middle East”, per indagare la dimensione urbana della vita in Medio Oriente e le città come metafora della complessità del vivere in questa parte del mondo, ma anche luogo di creatività e di espressione culturale.

In tutta la settimana del festival si svilupperanno diversi progetti tra cui: il book shop a tema urban presso il cinema La Compagnia, le installazioni sempre al cinema La Compagnia (che ci aiuteranno anche a scoprire Aleppo e Damasco prima della guerra), una serie di video in collaborazione con una rivista inglese che ci faranno vedere alcune città mediorientali (su la Mecca, Teheran, Gaza).

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I film ( lungometraggi, documentari, cortometraggi e film d’animazione) in programma durante il festival sono 45 di cui 39 anteprime italiane. La scelta dei film si è basata su attualità e contenuti. Sono stati scelti film che raccontassero non solo i loro paesi ma anche una storia urbana, con delicatezza, tenerezza e partecipazione discreta.

Il film di apertura del festival sarà “Last Men of Aleppo” di Feras Feyyad (Siria)e Steen Johannessen (Danimarca), pluripremiato. E’ stato deciso di aprire con la Siria perché è molto importante tenere viva l’attenzione sulla popolazione civile siriana. “Last Men of Aleppo” è un documentario potentissimo che racconta la vita quotidiana degli white elmets, corpo di caschi bianchi civili che aiutano i concittadini quando cadono bombe e ci sono esplosioni, trovando sia persone vive che tanti morti.

Il focus di questo festival sarà dedicato all’Egitto, con una selezione di 5 anteprime, che raccontano il paese in un momento più che mai critico della sua storia recente. La scelta dell’Egitto non è casuale: in Egitto c’è una produzione di cinema incredibile! Negli anni ’50 c’era 450 sale su 20milioni di persone, oggi invece le sale sono solo 150 nonostante ci siano 80milioni di persone. Questo è causato da una forte censura. Nonostante questo, ci sono molti registi che cercano di raccontare in modo diverso, parlando anche di problemi sociali.

I film che sono stati presentati durante la conferenza stampa sono davvero moltissimi, e raccontarveli tutti sarebbe troppo lungo, quindi vi rimando al programma ufficiale.

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Harakat Sisters

Oltre ai film, molti ospiti: sia i registi dei film stessi, sia artisti vari: musicisti, dj, fotografi, artisti, fashion designer, scrittori, chef. Anche qui i nomi sarebbero moltissimi…. nomino soltanto un interessante corso in lingua araba con Maha al Cinema la Compagnia – Via Cavour, 50R
Venerdì 7 aprile, dalle 17.30 alle 19:30
Sabato 8 aprile, dalle 15:00 alle 18:00

E a proposito di food, arriviamo alla conclusione della conferenza: una piccola degustazione di cibo mediorientale. So che Rocio ha apprezzato!

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MIDDLE EAST NOW
4-9 aprile 2017
Cinema La Compagnia, Stensen e altri luoghi
programma, orari e biglietti su
www.middleastnow.it

facebook.com/middleastnow
twitter.com/Film_ME_NOW
instagram.com/middleastnow.festival
#menow8

Ciao amico mio

“Ciao Amico mio
Non ho occhi per guardarti
e nemmeno la voce per parlarti,
perchè quando a esprimersi è il cuore
non serve altro”

Quest’opera scultorea in legno di Raffaele Manconi, realizzata nel 2016, mi è capitata davanti agli occhi qualche settimana fa mentre camminavo su Lungarno Colombo per raggiungere Ponte da Verrazzano. Purtroppo subito dopo la pubblicazione di questo articolo sono stata avvisata dal suo autore che ha dovuto rimuovere l’opera dal luogo in cui l’aveva posta in quanto…

qualche personaggio si era accanito su di essa piu’ volte staccandola e buttandola in terra..

Me ne dispiaccio, perché la ritenevo davvero molto bella, anche per il gesto, anche di speranza sia verso le persone che l’istituzione: c’è voglia di abbellire una città che è si già meravigliosa, ma che potrebbe essere più aperta verso le arti anche meno istituzionali.

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L’opera, che è fatta con legno di cipresso, si trovava appoggiata sopra un tronco tagliato di un albero e si affacciava lungo l’Arno. Lo scultore ne ha pubblicato alcune foto all’epoca in cui ha deciso di donarla alla città, a fine dicembre 2016. Queste foto sono visibili sulla pagina facebook di Manconi: L’anima del legno. Sfogliando la sua pagina si scopre che non è la prima opera che dona alla città. Quindi dovrò continuare a guardarmi intorno 😀

Any kind of love

PoMo l’ho conosciuto nell’ottobre del 2015 durante un evento Yelp: un pic a walk di Valeria il cui tema  era la Street art. Il giro terminava a La Cité, qui Pomo ci fece una piccola lezione introduttiva di digital art, attraverso l’utilizzo di una app del cellulare che permetteva la sovrapposizione di immagini. E’ così che nascono le sue opere:

traggono ispirazione dalla pop art, ma anche dalla street art e dai soggetti classici, tutti elementi miscelati attraverso applicazioni per smartphone al fine di realizzare opere uniche e irripetibili. Dopo la “stampa”, Andrea Pomini elimina il dipinto digitale in alta risoluzione dal “rullino” dello smartphone, assicurando l’unicità della sua creazione. È il suo modo di dire “no” alla serialità tipica dell’arte contemporanea. (cit.)

Fiorentino doc, PoMo, ha iniziato a condividere i suoi lavori su Intagram , così che il suo profilo @pomo_fi è diventato nel tempo una vera e propria galleria d’arte. Il suo lavoro di mashup è “preso in prestito” dal mondo della musica: in particolare dai deejay, in grado di creare un qualcosa di nuovo da due o più brani diversi semplicemente mixandoli e alternandone le parti.
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Nonostante quella introduzione al mondo della digital art, in cui partecipai attivamente provando a creare il mio mashup, i suoi lavori, per me, rimangono  intrisi di magia e col tempo ho imparato ad apprezzare sempre più sia le sue opere che le sue imprese. Prima fra tutte la partecipazione alla mostra collettiva “Inseminazione artistica“, un progetto firmato Progeas family.

Nell’ultimo anno Pomo ha aumentato la sua visibilità grazie a due mostre: la prima questa estate presso Merlino Bottega D’arte (Le Murate), insieme a RMOGRL120; la seconda, dal titolo “Any kind of love” è stata inaugurata ieri presso il nuovo spazio di Multiverso Firenze Centro, in via del Porcellana 57/59r, che è stato inaugurato nel dicembre scorso. Questo spazio fa parte del circuito di coworking Multiverso diffuso in tutta Toscana ma anche a Milano e Foligno nato nel 2012. Il nuovo spazio si pone, oltre che come spazio di lavoro condiviso e punto di intersezione e rete tra professionisti, anche l’obiettivo di diventare punto di riferimento per l’arte contemporanea, il design e l’artigianato locale innovativo.

Il locale in cui la mostra si è svolta non è molto grande, ma è sicuramente di effetto. I tavoli in legno chiaro, le pareti decorate, l’omogeneità di colori e l’armonia del luogo ben si adatta alle opere di Pomo, che si integrano nell’ambiente con naturalezza.

Non esiste solo l’amore romantico, ma ci sono molte forme di affetto e di sensazioni che possiamo chiamare “Amore”. […] La confusione dei sentimenti unita alla libertà di cui godiamo al giorno d’oggi può essere vista come la morte della stabilità emotiva oppure come l’opportunità di vivere i propri sentimenti in modo alternativo come non si è mai potuto fare fino ad oggi.

Questo il tema conduttore della mostra in cui, accanto alle “classiche” opere di digital art, che negli ultimi anni hanno caratterizzato PoMo, sono presenti anche opere dipinte con smalti.

Giovedì 9 marzo dalle ore 18, solo su prenotazione tramite Eventbrite, l’artista PoMo terrà un workshop di due ore in cui spiegherà le basi della sua tecnica di mashup. Evento gratuito, le prenotazioni saranno disponibili dal 16 febbraio. 

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Oltre alla mostra al Multiverso, PoMo in questo periodo sarà impegnato con un’importante fiera: l’ Art Parma che si svolgerà il 25-26 febbraio e il  4-5-6 maggio.

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MOSTRA ANY KIND OF LOVE (by POMO)
@ MULTIVERSO
VIA DEL PORCELLANA, 57/59 ROSSO – FIRENZE

Da giovedì 16 febbraio a giovedì 16 marzo, aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18

La bellezza dell’arte

Nel nostro giro alla ricerca di stimoli artistici di Sabato, non poteva essere esclusa dal giro delle gallerie l’Aria Art Gallery, sita in Borgo SS Apostoli 40/r.

La particolarità di questa galleria è il suo giardino ornato con piante particolari.
“L’antico giardino, che conduce agli spazi espositivi, permette alla galleria di insediarsi nella memoria storica della città, generando un connubio tra passato e contemporaneità. A volerne la creazione, nel lontano 1534, fu infatti Margherita Acciaiuoli, moglie del grande mecenate d’arte Pierfrancesco Borgherini. […] Nel 1750 il palazzo e il giardino divennero proprietà della famiglia Rosselli del Turco. Durante i primi anni del 900 furono costruite le tre sale interne, progettate come un giardino d inverno e caratterizzate da due grandi vetrate, che donano luminosità e ampio respiro alle opere esposte.” (cit)

La galleria è visitabile dal lunedì al sabato: 10:30 / 13:30 – 15:30 / 19:30

Sabato erano esposte opere di Carole Feuerman, di cui sono presenti alcuni lavori a grandezza naturale di figure umane femminili dipinte su bronzo in maniera iperrealistica. “Feuerman modella l’anima nelle sue sculture che raccontano la realtà e quindi la vita”.img_20170204_170244

Oltre alle opere di Feuerman, erano esposte anche quelle di altri artisti di cui però non erano presenti i cartellini per cui mi è impossibile nominarli. Tra queste quella che più mi ha colpito è questo:img_20170204_170410


ARIA ART GALLERY
BORGO SS. APOSTOLI, 40/R – FIRENZE